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Gli operai di Expo si raccontano…

Milano -
Operai al lavoro nei cantieri di Expo

Fino ad oggi i cantieri di Expo si sono visti dall’alto con il drone o se n’è sentito parlare per i ritardi o per le molte aziende ‘fatte fuori’ perché invischiate con la mafia. Per un giorno Milano Expo 2015 vuole raccontarvi la favola, il sito Expo visto dal basso, dalla parte di chi ci lavora. Repubblica si è infiltrata tra i cantieri e ha seguito operai, ingegneri, capi cantiere e ‘magutt’ (come chiamano a Milano gli operai di strada), che lavorano incessantemente come piccole formichine, perché sia tutto pronto per la kermesse più attesa. Vediamo cos’hanno scoperto. A che punto sono i lavori?

Gli operai di Expo

Ben 3500 operai si danno da fare per lustrare la vetrina di Expo. Finiscono i turni alle 4 del mattino e alle 6 sono già di nuovo all’opera! Piero Colaprico di Repubblica si è introdotto di notte nei cantieri e ha intervistato un’ottantina di persone, tra lo stupore dei vari lavoratori, in particolare stranieri, che si sono chiesti che cosa ci facesse un giornalista lì a quell’ora. I più infaticabili guadagnano 1600 o 1700 euro al mese e hanno il sudore del loro lavoro letteralmente stampato addosso, come Marius, sulla cui maglietta c’è scritto “Il sudore non ha colore”. Dormono nelle baracche, ma il loro orgoglio è vivo; Gino che ha una figlia che studia all’università ha raccontato: “Vengo da Avellino, è una vita che giro per cantieri, queste casette sono di serie A e poi i tempi sono cambiati, bisogna risparmiare all’osso”. Nonostante la pioggia incessante e il freddo, contenti di essere protagonisti per una notte, hanno mostrato a Colaprico i frutti del loro lavoro: i padiglioni, i cluster, il tetto dell’Expo Center. Con l’imbracatura e i ramponi, quasi fossero dei moderni spiderman, alcuni di loro hanno iniziato a ricoprire le cupole del tetto con assi di legno, a quaranta metri di altezza, davanti agli occhi incuriositi del giornalista di Repubblica.

Gli operai lavorano sul sito Expo senza tregua!

Sul cantiere lavorano più di 100 aziende diverse senza ostacolarsi tra loro, come ha raccontato l’architetto Claudio Salomoni a Colaprico: “Lo chiamano il cantiere dell’Expo, ma qui ogni giorno ci sono cento ditte che lavorano tutte insieme e non devono mai sovrapporsi. Nessuno deve ostacolare gli altri. Su un’area di oltre un milione di metri quadrati ogni giorno cambiamo la viabilità, abbiamo  un calendario pazzesco, ci sono 3mila e 500 operai ogni giorno  e questo per noi è ‘il cantiere dei cantieri’, perciò lasciali parlare tutti, quelli che tifano per il fallimento, ma il fatto è che non c’è mai stata in Italia una cosa così”. Il giovane geometra Salvatore Mazza, con gli occhi pieni di stupore fanciullesco, davanti al Padiglione dell’Azerbaijan, ha affermato con orgoglio: “Questi vetri sono aerospaziali, stiamo mettendoli uno accanto all’altro, per formare due grandi sfere. In questa sfera che è quasi pronta ci sarà un albero, e in quell’altra pure, ma capovolto, con tutte le radici, li voglio far restare tutti a bocca aperta quelli che verranno”. Nel Padiglione New Hollande ci sarà invece un mietitrebbia talmente grande che per trasportarlo gli operai hanno dovuto fermare il traffico, invece nel Padiglione del principato di Monaco la vegetazione è stata piantata nientemeno che dai giardinieri del Principe! Il bello è che tra i cantieri di Expo, dove Colaprico ha mangiato, dormito e “passeggiato” per 24 ore, nonostante il duro lavoro, sembra si respiri la favola. Forse è lì la vera vetrina dell’Esposizione Universale, nascosta tra il sudore e l’orgoglio di migliaia di persone che hanno quasi paura a fermarsi, che guardano con stupore e ammirazione, nelle brevissime pause, il lavoro dei loro colleghi e che dopo cena sono già a letto nelle loro baracche, semplici, ma pulite e dove c’è tutto il necessario per vivere. Alcuni dirigenti hanno cercato, forse per paura di ciò che potesse scrivere di Colaprico, di mostrare solo l’efficienza del lavoro, ma poi anche dai loro occhi è fuoriuscito il sogno. Alessandro Molaioni, mandato sul cantiere direttamente da Giuseppe Sala, ha voluto mostrare al giornalista gli alberi e ha detto: “Ne pianteremo di questi, anche vecchi di 35 anni, alberi da ombra. Saranno ventimila.”

 

DISCLAIMER: Questo articolo è stato emesso da MilanoExpo2015.it . ed è stato inizialmente pubblicato su www.milanoexpo2015.it. L'emittente è il solo responsabile delle informazioni in esso contenute.

[Fonte: Milano OnLine]

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